TESSUTO CHINE- Dior AW '23/'24

Tessuto che presenta disegni figurativi o geometrici, dai contorni volutamente mossi e sfumati, sfrangiati e quasi confusi. Il termine proviene dal verbo francese "chiner", cioe "screziare", dare tinte differenti ai fili di un tessuto. Ha origine dalla tecnica in voga nella prima meta del 1700 in Francia, che definiva "Chine a la branche" tessuti di produzione europea, imitanti l'effetto decorativo di alcuni manufatti orientali, realizzati con analogo procedimento, noto anche come "ikat" (nuvola).

 

Si realizza proteggendo alcune parti dei filati "avvolti in matasse" che, divisi in piccoli mazzi, vengono "riservati" in piu zone da una stretta legatura, per impedire la penetrazione del colore durante l'immersione nei bagni di colorante. Le parti non legate risulteranno tinte, mentre quelle riservate rimarranno chiare e potranno essere colorate successivamente, applicando un sistema di inversa legatura. Otteniamo in questo modo un tipo di tintura spaziata. Si definisce "ikat semplice", un tessuto dove la tintura a  riserva e praticata sui fili dell'ordito, e "ikat doppio" un tessuto dove le riserve sono presenti in ordito e in trama.

 

La tecnica ikat, era nota agli antichi popoli di cultura induista e nel Peru precolombiano e si e poi diffusa in molti paesi, anche geograficamente lontani tra loro. Gli effetti chine rendono molto bene nella seta! E possiamo trovare esempi di abiti realizzati in taffetta di seta con la tecnica chine in sfilata Dior Pret-a-porte AW'23/'24.

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